Ricette degli chef – Carne – Foie gras
Coscia di bue battuta a coltello con torchon di foie gras d’oca e composta di cipolle di Tropea
ricetta dello Chef Marcello Trentini per il ristorante Magorabin – Torino
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Coscia di bue battuta a coltello con torchon di foie gras d’oca e composta di cipolle di Tropea
ricetta dello Chef Marcello Trentini per il ristorante Magorabin – Torino
Marcello Trentini partecipa con il Magorabin ad Assaggi di Teatro |
© fotografie Roma gourmet |
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Carpaccio di scampi con scaloppa di fegato grasso
e infuso di funghi trombette dei morti
ricetta degli Chef Davide Cianetti e Catia Sulpizi per il ristorante Iolanda – Roma
dedicata a Danza di morte da Strindberg per “Assaggi di Teatro“
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© roma-gourmet | ||
Antica Corona Reale da Renzo
via Fossano 13
Cervere (CN)
Piemonte
Telefono 0172.474132
E-mail anticacoronareale@gosystem.it
Aperto: a pranzo e a cena
Giorni di chiusura: mercoledì; martedì sera
Tipo di cucina: del territorio e creativa
Chef: Gian Piero Vivalda
Carte di credito accettate: tutte
Tavoli all’aperto: no
Prezzo medio (bevande escluse): 70
I giudizi delle Guide
L’Espresso 2010
17
Michelin 2010
2 stelle michelin
Se si percorre velocemente la strada che attraversa il paese, si rischia di non riconoscere l’ingresso di un luogo dedicato alla memoria del gusto, dove, fra sale di rustica eleganza, la cultura gastronomica piemontese è interpretata con sensibilità, leggerezza e modernità. Il menu affonda le radici nella cucina contadina nata dall’ingegnosità popolare e dalla sua abilità nel trasformare in ricchezza la povertà degli ingredienti disponibili nelle campagne. Un’eredità culturale che la famiglia Vivalda si tramanda dalla seconda metà dell’800 e che oggi, ulteriormente affinata, si arricchisce di piatti meno legati alla tradizione ma ugualmente emozionanti, come la magistrale scaloppa di foie gras con delicatissimo pan brioche. Sempre presenti in carta alcuni antipasti divenuti ormai dei classici, dalle lumache alla trippa con porri di Cervere al batsoà (piedini di maiale cotti nell’aceto, impanati e fritti). Per chi non l’avesse mai assaggiata, e come alternativa ai ravioli gobbi serviti sul tovagliolo, l’occasione di provare la finanziera è ghiotta, tanto più che se si arricchisce di funghi porcini fritti. Qualità e perfetta tecnica di cottura caratterizzano le carni, dal capretto di Roccaverano al cappello da prete cotto nel Barolo per dieci ore. Nel menu non mancano i piatti di pesce, sia d’acqua dolce, come la deliziosa anguilla con verdure in agrodolce, sia di mare, interpretati nella tartara incoronata da gamberi di Sanremo. Lista dei dolci separata con invitanti proposte che culminano in aspic di frutta di stagione o babà al rum delle Antille. La Carta dei vini con i quali accompagnare le prelibatezze è all’altezza della cucina. |
“Per questo mestiere ci vuole un’attitudine che io non ho. Non sono diventata una diva
forse perchè non sono piaciuta abbastanza, forse perchè non ci ho saputo fare.”
Anouk Aimée, attrice (La dolce vita)
Comportamento ostentatamente eccentrico con il quale un personaggio famoso alimenta l’infatuazione del pubblico. È quanto si legge sul dizionario alla voce divismo. Diva fu certamente Marlene Dietrich, fra le più belle icone del mondo cinematografico della prima metà del Novecento. Marlene fu un mito capace di lasciare un ricordo indelebile attraverso immagini, canzoni, recitazione e che risponde perfettamente alla descrizione di Roland Barthes per il quale la diva “appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del viso provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un’immagine umana come in un filtro… il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne che non si poteva raggiungere né abbandonare”. A un viso indimenticabile e ai film interpretati dalla diva evocati nello spettacolo Marlene recitato da Pamela Villoresi, guarda la star della cucina capitolina Agata Parisella, che se ne lascia ispirare per una performance di Assaggi di Teatro cinefila. Al fascino ambiguo della diva sfoggiato in tanti film (a partire dalla cinica, sensuale, conturbante cantante di cabaret Lola Lola de L’Angelo azzurro di Josef von Sternberg del 1930) è ispirato un piatto dal sapore dolce ma anche salato, morbido e friabile, perfetto ed effimero. È la variazione di fegato grasso, proposta da Agata e Romeo in tre consistenze: la scaloppa, la terrina e la crème brulée, accompagnate da salsa al vino rosso, fico glassato e da una sfera di pan brioche che ricorda la mongolfiera de Il giro del mondo in 80 giorni di Michael Anderson del 1956 dove la nostra eroina è la proprietaria del saloon dove si esibisce Frank Sinatra. Non c’è invece ambiguità nel vino passito che accompagna la variazione con sorsi morbidi e avvolgenti che scivolano lasciando tracce aromatiche come scie di profumo. Altrettanto fuori dagli schemi (come l’avventuriera che ne L’ammaliatrice di René Clair del 1941 si spaccia per contessa per irretire un ricchissimo vecchio ma alla vigilia delle nozze scappa con un battelliere in Mississipi) è la zuppa di pesce, trasformata in farcia per tondi e paffuti ravioli tuffati in un brodo dal profumo stuzzicante e intensamente marino come il Vermentino. Si passa poi a un ingrediente assai caro alla chef, il porro, verdura timida, dal corpo magro e slanciato come quello androgino della diva, da spogliare in numerosi filamenti e veli con i quali avvolgere i Fagottini di porro con rombo e “involtino primavera” al curry verde, il piatto dedicato da Agata Parisella ad Assaggi di Teatro in carta al ristorante Agata e Romeo. Il piatto, di grande impatto visivo, offre un ampio ventaglio di sapori che vanno dal mare all’orto con lo spiritoso tocco esotico dell’involtino “primavera” agrodolce (a ricordare la Cina percorsa dalla Dietrich con sensuali velette in Shanghai Express di Josef von Sternberg del 1932) e piccante (come la volubile sigaraia che fa innamorare due uomini sino al duello e sceglie poi il perdente in Capriccio spagnolo di Josef von Sternberg del 1935). La sommelier lo accompagna allo Chardonnay che con i sentori di agrumi, fiori bianchi e frutta secca prolunga le sensazioni di naso e palato. Il dolce è un richiamo all’America, patria scelta dalla Dietrich dopo l’ascesa al potere di Hitler e di cui ottenne la cittadinanza nel 1937. L’attrice diede il suo contributo alla causa della libertà contro il nazismo attraverso la campagna di sostegno alle truppe americane impegnate sui campi di battaglia di Europa e Nord-Africa. I suoi spettacoli nei campi militari contribuirono a mantenere alto il morale dei soldati e dei militari feriti. Erano i tempi di Lili Marleen, la canzone pacifista, triste e struggente che rievocava il rimpianto di un amore lontano. Trasmessa dalle radio ai soldati in trincea, li faceva struggere di nostalgia, e fu per sempre associata alla Dietrich. Il finale di questo Assaggio di Teatro di Agata e Romeo è una dissolvenza, come il volto della diva che, dopo essersi concesso con generosità, nel nostro immaginario non invecchia nè è alienato dalle lusinghe del destino. Niveo e solitario, elude il tempo con eleganza e prende le distanze, con un ultimo zoom della memoria. Maria Luisa Basile |
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Assaggi di… Agrodolce |
Assaggi di… gusto |
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Marlene Dietrich |
Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt, denn das ist meine Welt und sonst gar nichts. Das ist, was soll ich machen, meine Natur; ich kann halt lieben nur und sonst gar nichts. Männer umschwirr´n mich wie Motten um das Licht, und wenn sie verbrennen, ja, dafür kann ich nicht. Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt, ich kann halt lieben nur und sonst gar nichts. Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt, denn das ist meine Welt und sonst gar nichts. Das ist, was soll ich machen, meine Natur; ich kann halt lieben nur und sonst gar nichts. Männer umschwirr´n mich wie Motten um das Licht, und wenn sie verbrennen, ja, dafür kann ich nicht. Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt, ich kann halt lieben nur und sonst gar nichts. |
Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma main sponsor in collaborazione con si ringraziano
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“…il circo … proiezione di una sostanziale lontananza fra “noi” (la gente che vive e lavora “normalmente”) e “loro” (la gente del circo)…”
A. Litta Modignani, S. Mantovani, Il circo della memoria
Il circo è mondo magico, luogo fantasmagorico che titilla il desiderio attraverso spettacoli e artisti. Anche artisti girovaghi, che si esibiscono nelle piazze mangiando fuoco, spezzando catene, suonando musica. Temi molto cari ad Anthony Genovese e Marion Lichtle, che non a caso hanno scelto Il Pagliaccio come insegna del proprio ristorante e che per Assaggi di teatro evocano fantasia, solitudine, colori e poesia dello spettacolo La strada dall’omonimo film di Federico Fellini. Federico Fellini amava il mondo del circo, collezionava libri rari di argomento circense e un altro suo film è intitolato I clowns. Il circo era per lui fonte inesauribile di ispirazione e di racconti dal sapore di sogno. Assaggi di teatro accosta lo chef e l’artista. Entrambi consumano giorni, notti e pensieri affinché i sogni diventino spettacolo. Quello goloso inizia con due omaggi di Anthony Genovese alla città di Roma: le Animelle su crema di carciofi, gelatine di barbabietola rossa, songino e scorza di agrumi e poi gli Spaghetti con broccolo romano e arzilla, resi eterei dall’olio al finocchietto e dal Vermentino. Sapori netti, precisi, definiti, come i circensi che dicono ciò che sanno con parole contate. La “drammaturgia della suspence che fa del circo grande e spontaneo teatro” (Raffaele De Ritis, Gli acrobati folli) arriva in tavola con il Merluzzo nero contornato da arance candite, quenelle di carota e un cannolo di spinaci incoronato da nocciola tonda gentile piemontese. Piatto rotondo come l’arena del circo, dolce e morbido ma con accenti agrumati ben ripresi dal vino bianco. Molti artisti francesi furono affascinati dal circo, visto come grande scuola di precisione e adorato sin dall’infanzia da Jean Cocteau. La collezionista e mecenate Gertrude Stein ricorda: “almeno una volta alla settimana si ritrovavano tutti al cirque Medrano. Si sentivano fierissimi di potersi mescolare ai clown, ai prestigiatori, ai cavalli e cavallerizzi. A poco a poco, Picasso fu sempre più francese e cominciò il periodo rosa o degli Arlecchini”. Ai suoi omaggi al mondo del circo, alla solitudine di saltimbanchi e giocolieri in costumi dai colori sgargianti è dedicata la Scaloppa di foie gras in vivacissima zuppa ristretta di agrumi e sorbetto all’anice stellato. La paciosa Guancia di vitello brasata al latte con carciofi fritti cita poi con ironia l’assai meno pacifica mandibola di un celebre felino circense, il leone “Brutus”, molto amato dal pubblico ai primi del Novecento, fino al giorno in cui pose fine alla carriera sfoderando gli artigli con la bella Goulue, già ballerina di can can. Infine, il canovaccio del copione felliniano e la dolcezza e il sentimento rappresentati da Gelsomina – Giulietta Masina – Tosca, sono ripresi dal frutto rugginoso simbolo dell’equilibrio, la Pera speziata al cartoccio con crêpe aperta, croccante e gelato allo yogurt piatto dedicato da Anthony e Marion ad Assaggi di Teatro dal 17 al 29 marzo. Riferito a un soggetto cinematografico dove, come scrive Mario Verdone nel Castoro dedicato a Fellini, “tanta pietà viene espressa verso chi è solo, sordo, insensibile, che è una disgrazia come essere nati privi di un arto, e restare così, monchi per tutta la vita”, il dolce riunisce in sè dolcezza e asprezza, esprimendo il risveglio della coscienza di Zampanò, il suo rinnovamento in creatura che finalmente sente e soffre. La dorata compagnia del vino ricorda il bisogno che tutti abbiamo gli uni degli altri, contro il dolore della solitudine. Maria Luisa Basile |
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Assaggi di… Pera speziata |
Assaggi di… gusto |
Scaffale circense |
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Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma main sponsor in collaborazione con si ringraziano Babayaga |
Petto di faraona alle pesche e marasche con foie gras
ricetta della Chef Vera Caffini per il ristorante Aquila Nigra – Mantova
“Io non sono una donna, sono un mondo.”
Gustave Flaubert, La tentazione di Sant’Antonio
Se ognuno è soggetto solo per se stesso e nella sua realtà solo se stesso può cogliere, l’altro è sempre mistero. Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso scrive che agli occhi degli uomini questo mistero diventa flagrante nell’altro femminile. Sfinge, angelo o demone, la letteratura, il teatro e il cinema sono popolati di miti femminili e fra questi brilla quello cinematografico di Mrs Robinson-Anne Bancroft, intramontabile icona di fascino interpretata da Giuliana De Sio ne Il laureato di Teodoro Cassano. Mrs Robinson è una donna bella, vitale e affascinante, ironica verso se stessa e il proprio matrimonio, privo ormai di alcuna corrispondenza di carne e di anima. La sua sensualità è distante da quella dell’infantile Lolita, della “peccatrice” Moll Flanders o dell’amante Duras. Seppure in ribellione con perbenismo della società borghese in cui vive, è lontana anche delle eroine stendhaliane, che scacciano la noia del mondo con i loro sogni, desideri, gioie ed emozioni. Eppure Mrs Robinson è una donna che strappa al sonno, è carne, bocca, chiave, porta, ponte per il giovane protagonista maschile, è come una Beatrice che inizia Dante-Benjamin all’al di là. La spudorata sensualità della burrata con ovetto di quaglia in pastella punteggiata da uova di salmone come da efelidi, si protende verso le scioglievoli carezze della terrina di fegato grasso in crosta di pop-corn, servita con stuzzicanti mele cotogne e gelato al pan di spezie accese di godimento puro dal vino passito. Sembra fremere di desiderio l’ostrica mentre si prepara insieme a calamaro, topinambur, cubetti di vitella e verdure a essere irrorata da un delicato consommè speziato. Il piatto, chiamato “Vietnam, un paese dove non sono mai stato”, è un’armonia di sapori di mare e di terra, sostenuta dal vino di mare per eccellenza, il Vermentino. Ecco Marion Lichtle tendere la sua rete voluttuosa con il brioso sorbetto allo Champagne e rabarbaro e la penetrante tenerezza del Riso al cioccolato fondente e granita di clementine piatto dedicato da Anthony e Marion ad Assaggi di Teatro. Finale inebriante, goduto con un calice di passito che con la sua veste fra oro vecchio e ambra e il gusto elegante e persistente con note speziate di chiodi di garofano e miele, fa eco al brindisi cantato nei versi della celebre colonna sonora di Simon & Garfunkel che fece da leit motiv al film “The graduate” e ripresa anche nello spettacolo in scena al Quirino: Maria Luisa Basile |
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Assaggi di… Cioccolato e clementine |
Assaggi di… gusto |
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Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma main sponsor in collaborazione con si ringraziano Babayaga |
Foie gras di oca con schiuma di limone
e polvere di menta
ricetta dello Chef Heinz Beck per il ristorante La Pergola – Hilton – Roma