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A qualcuno piace dolce

“…senza il condimento della follia, nessunissimo banchetto può riuscire gradevole.”
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia

La follia ispira artisti e letterari di ogni epoca, da Erasmo, che le dedica un’opera in onore del caro amico Tommaso Moro (giocando sull’assonanza fra il cognome dell’umanista e la parola greca moria), a Shakespeare, al nostro Eduardo De Filippo che nel 1927 scrive la commedia Ditegli sempre di si messa in scena da Geppy Gleijeses.
Come dire di si, assecondare, incoraggiare, compiacere, accontentare, sempre, in cucina? Tutt’altro che scoraggiato dal cimento, lo chef Angelo Troiani si ispira per Assaggi di Teatro proprio a un brano dell’opera di Erasmo “a che servirebbe caricarsi il ventre di dolciumi, di cibi sontuosi e di ghiottonerie, se anche occhi, orecchi e tutta l’anima non si pascessero…” e risponde senza esitazioni: “si dice sempre di si a un dolce”, togliendo “il mestiere” alla Follia erasmiana, convinta di essere l’unica artefice “di tali zuccherini”.

Ma perchè non si resiste alla dolcezza? Perchè i dolci hanno un’alta appetibilità e una bassa sazietà. Perciò anche se ci si sente satolli, un posto per il dolce lo si trova sempre, con la conseguenza che dopo averlo mangiato si ha di nuovo fame, perché il dolce resetta i meccanismi legati alla sazietà. Si dice dunque di si a un Millefoglie con crema alla vaniglia, pepe verde, lemon grass e frutti di bosco il dolce dedicato da Angelo Troiani ad Assaggi di Teatro dal 24 marzo al 9 aprile. Lo accompagna un calice di passito dal dorato ricco e luminoso, adatto per maturità e complessità ad accompagnare le note speziate di vaniglia e pepe del dolce.

Secondo Umberto Galimberti la difficoltà nella moderazione a tavola è dovuta all’origine primitiva dei sensi di olfatto e gusto, che mettono in moto le zone primitive del nostro cervello. La gola diviene pertanto “un richiamo alla nostra animalità, il retaggio della nostra antica condizione”. Si può allora considerare atavico il desiderio del Tiramisù al caffè del Convivio e animalesca la brama del Tortino di ricotta e visciole con gelato di cioccolato amaro e salsa alla cannella. Come pure a un cannolo di ricotta con gelato al pistacchio e spuma di Anice.

Si dice sempre di si a una composizione di frutta fresca e sorbetti golosi, a una Gelatina al rhum con crema al mascarpone e gelato alla banana e soprattutto a  una variazione di dolci del Convivio con fior di panna all’arancia e cialda al pistacchio, cheesecake, tortino di cioccolato caldo con cuore liquido e fragole.

E infine si dice sempre di si all’alzatina di piccola pasticceria con Tartufo noce moscata e limone, Cassatina di ricotta, Rubino, Tiramisù al caffè, Bavarese di banana e cioccolato, Tartellette di frutta, Acetano alle mandorle. Piccole golosità con le quali sorseggiare un vino passito che con la sua pienezza, persistenza e struttura volentieri invita alla meditazione, anche sull’alimentazione equilibrata. Mangiare troppo e in maniera non corretta può infatti causare sovrappeso, obesità, ipertensione, dismetabolismi come ipercolesterolemia e iperglicemia, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e tumori. Per non parlare delle carie e del dantesco girone dei golosi.

Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro
si ispira a Ditegli sempre di si, uno spettacolo diretto da Geppy Gleijeses da Eduardo De Filippo


Assaggi di… Millefoglie
Angelo Troiani dedica a Ditegli sempre di si il Millefoglie con crema alla vaniglia, pepe verde, lemon grass e frutti di bosco


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta del Millefoglie con crema alla vaniglia, pepe verde, lemon grass e frutti di bosco di Angelo Troiani

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Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma
in collaborazione con Arsial

per i Teatri Valle e Quirino

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La coscienza di Zampanò risvegliata da una pera kaiser

“…il circo … proiezione di una sostanziale lontananza fra “noi” (la gente che vive e lavora “normalmente”) e “loro” (la gente del circo)…”
A. Litta Modignani, S. Mantovani, Il circo della memoria

Il circo è mondo magico, luogo fantasmagorico che titilla il desiderio attraverso spettacoli e artisti. Anche artisti girovaghi, che si esibiscono nelle piazze mangiando fuoco, spezzando catene, suonando musica. Temi molto cari ad Anthony Genovese e Marion Lichtle, che non a caso hanno scelto Il Pagliaccio come insegna del proprio ristorante e che per Assaggi di teatro evocano fantasia, solitudine, colori e poesia dello spettacolo La strada dall’omonimo film di Federico Fellini.

Federico Fellini amava il mondo del circo, collezionava libri rari di argomento circense e un altro suo film è intitolato I clowns. Il circo era per lui fonte inesauribile di ispirazione e di racconti dal sapore di sogno. Assaggi di teatro accosta lo chef e l’artista. Entrambi consumano giorni, notti e pensieri affinché i sogni diventino spettacolo. Quello goloso inizia con due omaggi di Anthony Genovese alla città  di Roma: le Animelle su crema di carciofi, gelatine di barbabietola rossa, songino e scorza di agrumi e poi gli Spaghetti con broccolo romano e arzilla, resi eterei dall’olio al finocchietto e dal Vermentino. Sapori netti, precisi, definiti, come i circensi che dicono ciò che sanno con parole contate.

La “drammaturgia della suspence che fa del circo grande e spontaneo teatro” (Raffaele De Ritis, Gli acrobati folli) arriva in tavola con il Merluzzo nero contornato da arance candite, quenelle di carota e un cannolo di spinaci incoronato da nocciola tonda gentile piemontese. Piatto rotondo come l’arena del circo, dolce e morbido ma con accenti agrumati ben ripresi dal vino bianco.
Pare un domatore di fronte a tigri e leoni  in un vero e proprio dressage en férocité la Coda di rospo (o rana pescatrice) circondata da champignons con criniera di alghe nori, funghetti neri della morte, gelatine di zenzero e uva tardiva. L’onda del vino avvolge e travolge la polpa sostanziosa della rana pescatrice domatrice, seguita da un infuso di finocchietto, anice e, per la gioia del mangiafuoco, vodka!

Molti artisti francesi furono affascinati dal circo, visto come  grande scuola di precisione e adorato sin dall’infanzia da Jean Cocteau. La collezionista e mecenate Gertrude Stein ricorda: “almeno una volta alla settimana si ritrovavano tutti al cirque Medrano. Si sentivano fierissimi di potersi mescolare ai clown, ai prestigiatori, ai cavalli e cavallerizzi. A poco a poco, Picasso fu sempre più francese e cominciò il periodo rosa o degli Arlecchini”. Ai suoi omaggi al mondo del circo, alla solitudine di saltimbanchi e giocolieri in costumi dai colori sgargianti è dedicata la Scaloppa di foie gras in vivacissima zuppa ristretta di agrumi e sorbetto all’anice stellato. La paciosa Guancia di vitello brasata al latte con carciofi fritti cita poi con ironia l’assai meno pacifica mandibola di un celebre felino circense, il leone “Brutus”, molto amato dal pubblico ai primi del Novecento, fino al giorno in cui pose fine alla carriera sfoderando gli artigli con la bella Goulue, già ballerina di can can.

Infine, il canovaccio del copione felliniano e la dolcezza  e il sentimento rappresentati da Gelsomina – Giulietta Masina – Tosca, sono ripresi dal frutto rugginoso simbolo dell’equilibrio, la Pera speziata al cartoccio con crêpe aperta, croccante e gelato allo yogurt piatto dedicato da Anthony e Marion ad Assaggi di Teatro dal 17 al 29 marzo. Riferito a un soggetto cinematografico dove, come scrive Mario Verdone nel Castoro dedicato a Fellini, “tanta pietà viene espressa verso chi è solo, sordo, insensibile, che è una disgrazia come essere nati privi di un arto, e restare così, monchi per tutta la vita”, il dolce riunisce in sè dolcezza e asprezza, esprimendo il risveglio della coscienza di Zampanò, il suo rinnovamento in creatura che finalmente sente e soffre. La dorata compagnia del vino ricorda il bisogno che tutti abbiamo gli uni degli altri, contro il dolore della solitudine.

Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a La strada, uno spettacolo tratto dal film di Federico Fellini e diretto da Massimo Venturiello che lo interpreta con Tosca


Assaggi di… Pera speziata
Anthony Genovese e Marion Lichtle dedicano a La strada la Pera speziata al cartoccio con crêpe aperta, croccante e gelato allo yogurt


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta della Pera speziata al cartoccio con crêpe aperta e gelato di Marion Lichtle e Anthony Genovese


Scaffale circense
La parola Circo deriva dal latino circus, cerchio. Numerose le discipline: giocoleria, acrobazia, esercizi con gli animali e clowneria, molto amata da Federico Fellini che le dedicò un film. Clown, dal latino colonus, indica lo zotico tonto, buffo e beffato

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La paranza di Masaniello

Voltaire osservò, nel suo Dizionario filosofico, che se un povero rosicchia un osso di montone di venerdì, finisce dritto all’inferno, mentre chi, sempre di venerdì , si compra e mangia un’orata da uno scudo trova aperte le porte del Paradiso.”
Giovanni Rebora, La civiltà della forchetta

Contrariamente all’opinione diffusa che mangiare molto a cena conduca a sonni quantomeno agitati, un personaggio del Gargantua e Pantagruele sostiene che chi vuole sognare per predire il futuro, deve andare a letto satollo. Un accorgimento tentato da Masaniello, al secolo Tommaso Aniello, che trascorse gli ultimi giorni fra banchetti e bevute, ma i cui sonni non gli annunciarono la fine imminente, preceduta, pare, da follia causata da avvelenamento.

A questo amato eroe del popolo napoletano simbolo di libertà, al suo antico mestiere di pescivendolo e ittico contrabbandiere, come alle capacità oratorie raccontate nel musical Masaniello di Tato Russo, Alfonso Iaccarino dedica per Assaggi di Teatro una serie di piatti nei quali il pesce danza girotondi di gusto. Del resto, come Petronio Arbitrio fa dire a Trimalcione nel Satyricon, proprio “sotto il segno dei Pesci nascono cuochi e retori”, uniti da un destino affine: maneggiare, condire e offrire il cibo i primi e la parola i secondi.
L’invito non è a ingozzarsi per acquisire doti chiaroveggenti, nè a divenire asceti, evocatori di sapori “insipidi e digiuni come i loro corpi” (Gargantua e Pantagruele), ma a trovare la virtù che sta nel mezzo.  Perciò l’avvio è affidato a una leggera insalata di astice che balla insieme al proprio corallo e a fresche puntarelle romane, con i ricci di mare e una salsa con grani di mostarda nel ruolo del coro. Le fa da supporter il Vermentino, con il ricco bouquet di limone, prugna gialla e oliva verde e le fresche aromaticità di scorza di agrumi.

Il piatto che si accinge poi a entrare in pista fa la felicità del gourmand più esigente: spaghetti al tè verde con polpose ostriche e perle di caviale. Qui l’eleganza naturale del piatto si fonde con gli ingredienti vegetali miscelati nel tè e il gusto intensamente salmastro di ostriche e caviale trova un complice raffinato nel vino bianco.
L’ultimo capriccio goloso è soddisfatto dalla Frittura di paranza, calamaretti, gamberi e verdure con maionese alla barbabietola, il piatto dedicato dalla famiglia Iaccarino ad Assaggi di Teatro. Sogliole, triglie, sarago, merluzzo e alici, pesci tipici della pesca con rete a strascico compiuta con le barche chiamate paranze proprio per il loro muoversi a paro, a coppie, corrono con gamberi, calamari, finocchi, carote e ravanelli in allegro girotondo intorno alla maionese. E la croccante pastella che li avvolge è talmente eterea che occorrono i sapori minerali di terra (ma bagnata dal mare) del Vermentino per impedire che volino via dal piatto!

L’amarena che circonda il sorbetto di pera, ricorda, per  il colore violento e il sapore acre, la fine cruenta dell’eroe popolare in bilico fra mito e realtà storica, che prima di lasciarsi inebriare e travolgere dal potere, ottenne per i napoletani – al grido di “Viva il re di Spagna, mora lo malogoverno” – una costituzione e un breve sogno del cambiamento.
Oggi a Napoli Masaniello è ricordato da una lapide nella chiesa del Carmine, una statua nel chiostro e porta il suo nome una piazzetta, non lontano da Piazza Mercato.

“L’uomo è nato libero, e dappertutto è in catene.”
Jean-Jacques Rousseau

Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a Masaniello – Il musical, uno spettacolo di Tato Russo


Assaggi di… Paranza
La famiglia Iaccarino dedica a Masaniello la frittura di Paranza, calamaretti, gamberi, verdure e maionese di barbabietola


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta della Paranza, calamaretti, gamberi e verdure con maionese alla barbabietola degli Chef Alfonso ed Ernesto Iaccarino

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Ricette degli chef – pesce

Frittura di Paranza, calamari, gamberi e verdure
con maionese alla barbabietola

ricetta dello Chef Alfonso Iaccarino – ristorante Don Alfonso 1890
S. Agata sui due Golfi (NA)

dedicata al musical Masaniello di Tato Russo per “Assaggi di Teatro

[continua]

Bim bum bà…ccalà

“Ciò che uno è in sé e ha in sé, in breve la personalità e il suo valore,
è l’unico agente diretto della sua felicità e del suo benessere.”
Arthur Schopenhauer

Henrik Ibsen, che a Roma soggiornò nel suo volontario esilio, evoca ad alcuni le contraddizioni della nostra società, la denuncia di ogni ipocrisia, le illusioni dell’amore. Ad altri il suo nome evoca le aurore boreali del Nord Europa e le fredde acque del mare di Norvegia, incastonato fra l’Oceano Atlantico e il mare d’Islanda, pescoso di baccalà. Un pesce catturato già dai Vichinghi e che dai mari del Nord si è diffuso sino all’Africa. Considerato a lungo cibo per poveri perchè economico e facilmente conservabile, il baccalà è oggetto da alcuni anni di una rivalutazione che ha fatto scoprire le molte qualità di questo alimento versatile e povero di grassi.

La chef Agata Parisella, protagonista sensibile e vitale di una cucina d’autore romana elegante e intensa, fa irrompere il mare a teatro dove Leo Muscato dirige il dramma ibseniano L’altra Nora – Casa di bambola e, ispirandosi al personaggio di Nora interpretato da  Lunetta Savino in lotta per affermare la propria dignità di donna e di essere umano, getta una personalissima rete di gusto con la quale cattura e interpreta i sapori del pesce simbolo dei mari del Nord, nei quali lo stesso Ibsen tuffò forse lo sguardo per placare le inquietudini dei suoi nevrotici personaggi. I cinque modi di coniugare il baccalà è il piatto dedicato da Agata Parisella ad Assaggi di Teatro. Agata Parisella impiega baccalà proveniente da Islanda e Norvegia, paesi che amerebbe visitare, come racconta nella monografia Agata e Romeo “è parecchio tempo che pensiamo di concederci un viaggio nel Nord europeo per vedere come lavora l’azienda che ce li fornisce”. E sognando di partire, la chef dona ad Assaggi di Teatro le cinque ricette che compongono la sua celeberrima variazione.

Dietro le tendine di pizzo che separano il ristorante Agata e Romeo dai rumori concitati del quartiere Esquilino, si alza il sipario su un soffice prologo, le focaccine di Maria Antonietta. Muffin agli spinaci, pizzette bianche e al pomodoro, pane ai semi di zucca, sfoglie alla salvia e grissini al sesamo annunciano l’arrivo del Baccalà fritto in pastella e spolverato di paprika. Un’eterea nuvola di sapore nella quale leggerezza, sapidità marina e dolcezza si bilanciano perfettamente; merito della tecnica di cucina e della qualità della materia prima: “al momento dell’acquisto è sempre necessario tener presente che il baccalà deve possedere alcuni requisiti irrinunciabili”, sottolinea Agata, “la qualità, che può essere media, semi-media, alta ed extra, e la consistenza, che deve essere morbida e di un’altezza di almeno tre centimentri”. Le piacevoli note agrumate del Vermentino fresco e profumato, nettano il palato preparandolo alla tappa successiva del sapido viaggio gustativo.

Per chi ha voglia di leggerezza arrivano i tranci di Baccalà lessato, morbidi e polposi voluminosi come un millefoglie e nivei. Un’altra caratteristica importante sottolineata da Agata nel libro è infatti il colore del baccalà che “deve apparire bianco e non tendente al giallastro con un tessuto rigorosamente privo di macchie scure”. Per non rinunciare a tentazioni di chiaro stampo erotico, Agata affianca con un po’ di malizia i tranci lessi  al languido Baccalà mantecato, fregiato di un petalo di vermiglio pomodoro secco che stuzzica, sferzandole, le papille. Il dialogo fra le due preparazioni riflette la cucina del locale che è da sempre duetto, colloquio, condivisione di idee fra Agata Parisella e il marito Romeo Caraccio, che sul piatto versa sorsi di vino dagli aromi burrosi e caldi.

Il terzo atto è dominato dal Baccalà in guazzetto, servito in birbante compagnia di un tocco di peperoncino che non guasta e che conferma l’abilità culinaria della cucina; la cottura del baccalà è infatti fondamentale e Agata non è avara di consigli: “va fatta a fuoco vivace senza che sia troppo prolungata perchè le fibre diventino morbide, cosa cui contribuisce anche il liquido contenuto all’interno del pesce”. Completa il mosaico il Baccalà alla piastra servito in un nido di insalatine e, come un personaggio da Mille e una notte, sormontato da un turbante composto da un invitante battuto di capperi, acciughe, olive nere e pomodori secchi. Gli fanno da scorta i profumi del vino rosso che sprigiona un bouquet fresco e vivace e regala al palato invitanti sensazioni fruttate con scie speziate.

Il finale è un happy end che neanche Ibsen avrebbe rifiutato. Desiderio di sole, calore, cocktail in riva al mare, ozio, tutto questo esprime il dolce battezzato Voglia di Carabi e composto da raviolo di ananas, sorbetto di lime, caviale di mango, gelatina al frutto della passione con salsa al rum e una banana caramellata con peperoncino piccante capace di rivitalizzare qualunque matrimonio, forse anche quello dell’altra Nora.

Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a Casa di bambola, uno spettacolo di Leo Muscato tratto da Henrick Ibsen


Assaggi di… Baccalà
Agata Parisella dedica a Casa di bambola la Variazione di baccalà islandese


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente le ricette dei piatti che compongono la Variazione di baccalà islandese di Agata Parisella

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Bim bum bà
stoccafisco e baccalà
e chi o no sà contâ
o stà zù e o no peu zugâ

Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet e l’Ente Teatrale Italiano per i Teatri Valle e Quirino
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Ricette degli chef – pesce

Variazione di baccalà: baccalà mantecato

ricetta della Chef Agata Parisella per il ristorante Agata e Romeo – Roma
dedicata allo spettacolo Casa di bambola di Ibsen per “Assaggi di Teatro”

[continua]

Ricette degli chef – pesce

Variazione di baccalà: baccalà in guazzetto

ricetta della Chef Agata Parisella per il ristorante Agata e Romeo – Roma
dedicata allo spettacolo Casa di bambola di Ibsen per “Assaggi di Teatro

[continua]

Ricette degli chef – pesce

Variazione di baccalà: baccalà fritto in pastella con paprika

ricetta della Chef Agata Parisella per il ristorante Agata e Romeo – Roma
dedicata allo spettacolo Casa di bambola di Ibsen per “Assaggi di Teatro

[continua]

Ricette degli chef – pesce

Variazione di baccalà: baccalà alla piastra
con salsa di capperi, acciughe e pomodori secchi

ricetta della Chef Agata Parisella per il ristorante Agata e Romeo – Roma
dedicata allo spettacolo Casa di bambola di Ibsen per “Assaggi di Teatro

[continua]

Doppio sogno… gourmet

Io sarò il tuo bosco (il tuo campo, il tuo prato, il tuo parco) e tu il mio cerbiatto
Cibati dove più ti piace…”
William Shakespeare, Venere e Adone

Nella più magica delle commedie shakespeariane, dove si miscelano avventure amorose, romantiche e fiabesche, il gusto del pubblico è sollecitato anche dai sapori proposti da Alfonso, Livia ed Ernesto Iaccarino che percorrono i boschi e i giardini dell’Eden in cerca di magiche erbe con le quali interpretano con ispirazione e impegno creativo il Sogno di una notte di mezza estate e il Mercante di Venezia di William Shakespeare.

La notte che dà il titolo all’opera del bardo è quella che segna il solstizio d’estate, quando il Sole giunge al suo zenith. In quella notte si va nei boschi, si accendono fuochi, si danza e si veglia al chiaro di luna che bagna di luce lattea alberi e amanti, toccandoli come fosse il solleone. Solari suggestioni di limoni, ulivi, viti affacciate sul Mediterraneo sono suggerite dall’arrivo in tavola dell’ampolla d’olio di produzione propria e dall’intensità marina del Vermentino 2006. L’omaggio pagano di Alfonso Iaccarino al Sole si completa nell’ispirato uovo biologico all’olio di curry Madras, intensamente goloso nella sua grazia e semplicità. Stuzzicante simbolo della vita che nel bosco dorme e si risveglia, vibra di colore e sapore e ha come nido un letto di fragranti fagiolini verdi.  “A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo, a tutti gli uccelli che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io di in cibo ogni erba verde”. Genesi I,29-30.
Nella commedia tre sono le coppie che celebrano la triplice sottomissione alla legge di Atene dopo che la Luna – anche chiamata la triplice Dea – le ha illuminate nelle loro notturne peregrinazioni nel bosco fatato. Tre sono le variazioni gourmet che sottomettono l’elegante carciofo alla sapienza culinaria: in impalpabile tempura, farcito di mozzarella e fritto, contrastato da una leggera salsa di acciuga e con le punte ben dorate e croccanti, come tramandato dalla tradizione ebraica del Ghetto. Un omaggio al personaggio ebreo del dramma shakespeariano, Il Mercante di Venezia, sostenuto dallo Chardonnay che con la sua struttura e armonia gioca con i sapori decisi del piatto.

Il filosofo nonché stimato mago rinascimentale Paracelso, coltiva una particolare avversione per i mercanti di spezie. È convinto che le spezie facciano pagare le delizie del loro sapore con gravi danni all’organismo e “che tutti i mercanti i quali trafficano in spezie per allettare il palato hanno il diavolo nell’anima”. Nella sua repulsione unisce ai mercanti gli usurai e mezzo secolo dopo Shakespeare raccoglie l’invettiva e la rende paradigmatica del suo dramma Il Mercante di Venezia. Le spezie, nella regione degli Iaccarino, sono conosciute e impiegate per insaporire e conservare gli alimenti da secoli, portate dalle navi che con le loro rotte commerciali solcavano il Mediterraneo e trasportavano prodotti da terre lontane.
Il potere erotico della natura celebrato nel Sogno e quello sensuale delle spezie evocato dal Mercante, è raccolto e condensato in una corona per il Re e la Regina delle Fate, Oberon e Titania, che abitano il bosco insieme al loro corteo magico di fate, gnomi, coboldi (tanto amati dalla regina Elisabetta I). La corona è composta di Tortelli di Germano reale alle spezie d’Oriente, fonduta di pecorino e tartufo nero ed è il piatto dedicato dalla famiglia Iaccarino ad Assaggi di Teatro. Nella corona di tortelli si intrecciano gli aromi del bosco, dall’aria (il germano reale) alla terra (il tartufo e il timo che si favoleggia sia amato dalle fate), fusi con l’eco speziata del dramma dedicato al Mercante di Venezia ed esaltati dalle note di un vino rosso per nulla austero.

“Ho fatto un sogno che nessun cervello umano riuscirebbe a spiegare…”
William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate
Tornando al Sogno, Livia Iaccarino si sofferma sul titolo della commedia: “bisogna prendere le cose che vi accadono come illusioni, sogni, visioni e ombre” dice. Ne è ricco il bosco, nella cui vegetazione si cela il lupo al quale, si sa, piace l’agnello. Nella Metafisica dell’amore sessuale Arthur Schopenhauer evoca il platonico paragone fra il desiderio e l’amore del lupo per l’agnello: “l’amicizia di un amante non nasce insieme alla benevolenza, ma alla maniera del cibo, per saziarsi; come i lupi amano gli agnelli, così gli amanti hanno caro un fanciullo” (Platone, Fedro). La coppia lupo-agnello stuzzica anche Carl Schmitt per il quale “il lupo che divora l’agnello attua la validità superiore del valore nutritivo di cui l’agnello per il lupo è portatore rispetto alla validità inferiore del valore vitale di cui lo stesso agnello è portatore rispetto al valore vitale del lupo” (La tirannia dei valori). Il Baby esce dal labirinto filosofico con una personalissima visione di gusto, saperi e sapori: in sella a un Agnello al profumo di erbe aromatiche del bosco mediterraneo.  
Perché quella del solstizio d’estate è la notte giusta per raccogliere erbe dai poteri soprannaturali, erbe capaci di risvegliare l’amore. E l’amore è vista che si annebbia per un po’ di nettare di fiori e che torna di nuovo limpido per gocce di lacrime altrui.

“Nutritelo d’albicocche e di lamponi
d’uva purpurea di verdi fichi e more di gelso.”
William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate
La favola si conclude fra i profumi e i sapori intensi di frutti di bosco da sogno che ornano la piccola pasticceria e il Sorbetto contenuto in calici di cristallo e argento che paiono cesellati dal folletto Puck, detto anche Robin o Good Yellow, il diavoletto birichino, lo spirito monello, il bricconcello che Hugo Pratt disegna in una storia a fumetti di Corto Maltese, dove sotto forma di corvo, sveglia il marinaio addormentato fra le nebbie di Stonhenge, in un sogno di un mattino di mezzo inverno.

Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a Sogno di una notte di mezza estate e Il Mercante di Venezia, di William Shakespeare


Assaggi di… Tortelli
La famiglia di Alfonso Iaccarino dedica a Shakespeare i Tortelli di Germano reale alle spezie d’Oriente, fonduta di pecorino e tartufo nero


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta dei Tortelli di Germano reale degli Chef Alfonso ed Ernesto Iaccarino

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